La sesta puntata di "Veniam da San Lorenzo per scrivere la storia”, la nuova rubrica di storia sull'Atletico e dintorni. Siamo arrivati quasi alla fine del primo anno di Atletico. Rogerinho ci racconta la serata organizzata al Cinema Palazzo il 3 maggio 2014.
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Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.
di Ruggero Apruzzese (con la collaborazione di Andrea Greco)
"Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio". Queste le parole dello scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges, lette niente poco di meno che dal grande Valerio Mastandrea al Nuovo Cinema Palazzo, in una delle tante iniziative organizzate a sostegno dell'Atletico San Lorenzo. Era il 3 maggio del 2014 e l’evento venne chiamato, senza tanti fronzoli, semplicemente "L'Atletico va al Cinema".
Quella serata fu, per me, particolarmente speciale perché era la prima volta che l'Atletico veniva presentato nella sua forma integrale al quartiere in un luogo, per me e per l'Atletico stesso, molto importante. La polisportiva cresceva e, oltre al calcio maschile e al calcio femminile, si aggiungevano il basket e l'allora chiamato calcio bimbi di cui ero particolarmente orgoglioso. Eravamo molto felici ed entusiasti, dopo quasi un anno di vita, di raccontare ai nostri sostenitori come stavamo crescendo e come volevamo farlo. Ovvero con la passione del nostro sport preferito, con dei valori condivisi e un legame forte con il territorio. Avevamo già definito una nostra identità.
All'epoca non ne ero totalmente consapevole, ma ora mi rendo conto che l'Atletico San Lorenzo dei primi anni, anche se c'erano delle anime e delle visioni molto diverse tra loro, ha saputo definire una propria identità che gli ha poi permesso di prendere delle forme diverse e svilupparsi fino a diventare questa grande realtà che è oggi, mantenendo però una coerenza sugli aspetti importanti. Una realtà che ha saputo confrontarsi con tutti, nata dall'incontro di diverse anime che solo lo sport poteva mettere insieme. C'era chi voleva una squadra da tifare, chi voleva la squadra del proprio quartiere, chi voleva esprimere un modello di società sportiva alternativo a quello classico, chi come me, voleva utilizzare lo sport come strumento di trasformazione sociale il cui beneficiario finale, oltre che gli atleti e i soci, era tutto il territorio. Quella sera al Nuovo Cinema Palazzo tutte le visioni erano rappresentate.
Ognuno aveva un'idea definita, consapevolmente o inconsapevolmente, e inevitabilmente l'unione di tutte queste anime ha portato a confronti a volte difficili. Proprio il confronto, tuttavia, oltre che l'entusiasmo, l’orgoglio e la passione di tutti quelli che negli anni hanno sostenuto il progetto Atletico San Lorenzo, ha portato a definirne i valori fondanti, quali rispetto, trasparenza, lealtà, solidarietà e aggregazione, e poi a perseguirli nella pratica sportiva e sociale. L’Atletico, da quel punto di vista, è stato un esperimento riuscito, un’alchimia che poteva nascere, evolversi e svilupparsi solo a San Lorenzo, e forse solo in quel determinato contesto territoriale ed in quel preciso momento storico. Se pensiamo all’estate del 2013, quando venne lanciato il progetto, e all’entusiasmo che si creò nelle strade del quartiere permettendo di sottoscrivere ben 300 tessere dell’azionariato popolare in poche settimane, noi stessi spesso concludiamo che “questa roba sarebbe potuta succedere solo e soltanto a San Lorenzo”. E le cose, molto probabilmente, stanno proprio così.
Ma, torniamo alla serata de “L’Atletico va al Cinema”. Intanto, l’evento serale era stato preceduto nel pomeriggio da una partita di campionato (all’epoca le partite in casa si giocavano il sabato alle 18.00 al Campo Artiglio) nella quale avevamo incontrato i Liberi Nantes, la squadra formata da rifugiati che da tempo praticava vera integrazione e accoglienza “sul campo” attraverso lo sport. A fine gara, naturalmente, avevamo invitato i giocatori dei Liberi a venire alla nostra festa al Palazzo. Peccato che per la cena erano previsti panini con la porchetta e i ragazzi erano quasi tutti musulmani… (ma quella è un’altra storia). Comunque, fu molto bello lo spirito di condivisione che si creò tra i calciatori della nostra squadra e quelli avversari. Quasi una sorta di terzo tempo in salsa antirazzista. Inoltre, per il pre-serata era stata allestita al piano superiore del Cinema una mostra fotografica sul primo anno di Atletico San Lorenzo. Tra gli altri, erano stati esposti per la prima volta, anche dei bellissimi scatti realizzati dal fotografo Gabriele Fanelli per un progetto su San Lorenzo e il calcio: immortalavano i nostri calciatori col pallone sottobraccio davanti a monumenti, edifici o luoghi simbolici del quartiere (qui l'album fotografico del progetto).
Per me, però, quella serata è un ricordo speciale, soprattutto perché rappresentava l'aggregazione che avevo sempre sognato tra le varie anime del quartiere. Almeno per quella sera! Sul palco insieme a me, infatti, a presentare l'evento c'era il mio amico d’infanzia, il mio “fratello acquisito” Biscottino. Fu un’emozione unica presentare insieme a lui i grandi artisti che eravamo riusciti a portare al Cinema Palazzo per sostenere l’Atletico San Lorenzo.
La scaletta iniziava con il cantautore Stefano Accetta, a cui fece seguito la solita “incursione sulla fascia” del geniale Bartolo Botta con uno dei suoi monologhi teatrali conditi da quella sua ironia quasi surreale, la grande capacità mimica e il dono dell’improvvisazione. Quella sera chiamò sul palco un ragazzino in maglia atletica che durante la sua esibizione non la smetteva di andare su e giù cercando di interromperlo: non gli restò altro che cedergli il microfono e ne venne fuori un duetto straordinario che finì con Bartolo che prendeva in braccio il bambino e faceva finta di lanciarlo verso il pubblico. Gli applausi erano già scroscianti, ma niente rispetto a quello che stava per arrivare.
L’ospite d’onore della serata era, infatti, il grandissimo attore Valerio Mastandrea, da sempre anche grande appassionato di calcio, che si era interessato al nostro progetto ed aveva deciso di sostenerlo. La sua esibizione iniziò con la lettura del testo di Borges che dà il titolo a questo racconto. Poi, accompagnato dalla chitarra di un giovanissimo Emilio Stella, per l’occasione lesse i passi di un bellissimo racconto che era in qualche modo legato al nostro Atletico: si trattava de "Lo scudetto del ciclone rossoblù" di Osvaldo Soriano dedicato alle gesta del famoso San Lorenzo de Almagro, inserito nella raccolta “Ribelli, sognatori e fuggitivi”, una delle pietre miliari della produzione letteraria dello scrittore nato a Mar del Plata e grandissimo tifoso della squadra rossoblù (qui un bell'approfondimento sul racconto). Fu un momento bellissimo ed emozionante. Le parole di Soriano, che celebravano la vittoria dello scudetto del Ciclón dopo vent’anni di astinenza, venivano fuori dalle labbra di Valerio e riecheggiavano nel Cinema Palazzo creando un’atmosfera magica.
Non mancarono, comunque, i momenti esilaranti, come quando Biscottino, che aveva preparato delle domande da fare agli ospiti, chiese a Mastrandrea: “come lo visioni ‘sto progetto?” Voleva chiedergli come lo vedeva, ma volendo utilizzare un verbo meno semplice ne uscì fuori questa versione che Valerio non tardò a perculare… O come quando, subito dopo, venne sul palco Greco che armato di libro soci e penna “costrinse” lo stesso Mastandrea a sottoscrivere seduta stante la tessera dell’azionariato popolare, con tanto di 10 euro battute live al malcapitato attore.
(il momento in cui Valerio Mastandrea diventa socio dell'Atletico San Lorenzo)
Le esibizioni artistiche erano intermezzate da momenti in cui si raccontavano le gesta della nostra polisportiva e soprattutto la crescita che aveva avuto in quell’anno: salirono sul palco le rappresentanze di tutto l’Atletico, dall’allenatore del calcio maschile Capitani alle ragazze della nascente squadra femminile tra cui Pamela, Angela, Chiara e tante altre, dal capitano del basket Andrea Tridico, sanlorenzino doc, ai primi bambini della scuola calcio popolare, fino a tanti altri che contribuivano al progetto in vari modi: tra loro sicuramente Stefano “Rasta”, il Presidente sempre presente, e Luigi e Mariano a cui con Biscotto proponemmo un breve sketch in salsa calabra sul giallo-rosso-blu.
Infine, fu il momento di Emilio Stella, questo giovane cantautore romano che era stato al fianco dell’Atletico San Lorenzo fin dalla sua fondazione e che ci aveva promesso per quella sera una grande “sorpresa”. Tutti noi ci aspettavamo magari un ospite d’eccezione o qualcosa del genere, ma Emilio aveva preparato ben altro. Ad un certo punto, a metà del suo concerto, disse che aveva scritto una nuova canzone e che si apprestava ad eseguirla dal vivo per noi. Il testo attaccava con “Me ricordo quanno ero regazzino, dietro ad un pallone per la strada me ne annavo, dentro a quel campetto terra e brecciolino…” Capimmo subito di cosa si trattava: aveva scritto una testo tutto per noi! Più andava avanti e più era bello: continuava con “Daje San Lorenzo, damose na mano, che comunque vada la vittoria è ciò che semo” e finiva così “Come un grande sogno che oggi va difeso, resteremo uniti, e per questo vinceremo”. Non c’erano dubbi, da quella sera quello sarebbe diventato il nostro inno ufficiale.
(Emilio Stella canta per la prima volta in pubblico quello che poi diventerà l'inno dell'Atletico)
L’esibizione andò avanti con gli altri pezzi di Emilio, ma quando il concerto era finito, naturalmente, gli chiedemmo di rifare il bis della canzone che ci aveva dedicato. Emilio titubò un po’ ma poi alla fine riattaccò la canzone. In quel momento un pallone si materializzò sul palco con i bimbi atletici che lo calciavano mentre lui cantava, e poi quando fece la strofa che dice “Dalle strade del quartiere senza limiti e barriere, si alza un coro popolare sventolando le bandiere” il Presidente sbucò alle sue spalle dal retro con una bandiera rossoblù. Fu uno dei momenti più belli che io ricordi in tutta la storia dell’Atletico San Lorenzo. Quella canzone aveva catturato l’essenza del nostro progetto e ce l’aveva buttata li sul palco del Nuovo Cinema Palazzo. Un momento epico!
La serata finì con un dj-set del grande Lampadread, anche lui uno di quelli che sostenne e spinse l’Atletico fin dalla sua fondazione. Quella sera c'era tanta gente. In quel periodo c'era sempre grande seguito e aggregazione. Eravamo convinti che il nostro sogno poteva essere condiviso da chiunque e che i valori fondanti avrebbero portato molti cambiamenti. Ad oggi capisco che era una visione anche un po’ idealizzata, un po’ troppo romantica e che forse faceva un po’ a pugni con la realtà e con la sua complessità. Ma non per questo non ha prodotto effetti. E comunque rifarei tutto! A volte un po’ di idealizzazione e di follia ci serve per avere la forza e lo slancio per attivarci.
Forse anche questo è il segreto del “grande sogno dell’Atletico”.
(continua, vai alla settima puntata o scorri le immagini)
Qualche immagine della serata "L'Atletico va al Cinema"
(per altre foto qui l'album della serata del fotografo Luigi Celebre, qui un altro album a cura del Cinema Palazzo)
(la locandina della serata)
(il terzo tempo con i ragazzi dei Liberi Nantes)
(la porchetta di Fragoletta che i Liberi non poterono mangiare...)
(uno scatto del progetto fotografico di Gabriele Fanelli, qui l'album completo)
(Rogerinho e Biscottino provano le battute con Valerio sotto lo sguardo di Fernando)
(il grande Bartolo pronto al lancio del bambino impertinente)
(la coppia dei presentatori sul palco)
(Biscotto chiede a Valerio di "visionare" il progetto)
(Valerio Mastandrea, accompagnato da Emilio Stella, legge i passi di Osvaldo Soriano)
(tutto l'Atletico rappresentato sul palco del Cinema Palazzo)
(gli interventi atletici per raccontare il progetto)
(Rogerinho intervista gli esponenti del calcio bimbi)
(il Presidente sbuca sul palco con la bandiera rossoblù)
(dalle strade del quartiere, senza limiti e barriere...)
(Ruggero e Emilio col pallone sul palco, questo è l'Atletico San Lorenzo)
(per altre foto qui l'album fotografico della serata del fotografo Luigi Celebre, qui un altro album fotografico a cura del Cinema Palazzo)
(continua, vai alla settima puntata)